Intervista a   ROSSANO SCALZO  di Fulvio Spagnoli

www.ilcorto.it -  Rossano Scalzo attore

Fulvio: Siamo seduti ad un tavolino di un bar della zona centrale di Roma; il calendario ci ricorda che è settembre ma l’aria è fastidiosamente calda.


Stiamo bevendo le nostre consumazioni: Rossano, pur essendo le 15.00, sorseggia un cappuccino. Frequentando quest’ ambiente mi ci sono abituato: una volta per me, un tale comportamento era esclusivamente “roda da stranieri”.

La mia domanda, un suo sorriso furbetto e...

 

Rossano: Quando ero piccolino e, nei film, vedevo gli attori che baciavano le attrici, dicevo: “mamma un giorno voglio anch’io fare quello”.

 

Un sorriso è di entrambi, una sua sapiente pausa e poi…

 

Oggi naturalmente è diverso.

Sono state le esperienze vissute nei villaggi turistici e su vari palcoscenici che mi hanno illuminato: mi sono detto “farò l’attore”. Quelle esperienze mi hanno divertito molto; ma lavorare alla tv od al cinema è, “diciamo”, un “pochino” più impegnativo.

Si può fare l’attore per passione, per il miraggio dei soldi: ma oggi, molti rincorrono a questa professione, principalmente, per raggiungere la “fama”.

 

Le sue mani e la sua voce hanno sottolineato quest’ultima parola con molta enfasi. Ora si fa serio e la sua gesticolazione è più controllata: nei suoi occhi leggo un sincero rimpianto.

 

Una volta c’erano grandi attori e nessuno si sognava di paragonarsi a Gassman, a Tognazzi o a Manfredi.

Oggi, invece, a causa di certe trasmissioni, tipo i reality, cieche dispensatrici di soldi e notorietà verso persone che non hanno niente a che vedere col mondo dello spettacolo…

 

Mi sia avvicina, coprendo la bocca con la mano, come per sussurrarmi un grande segreto (ed io mi sono anche avvicinato!)

 

 …creano VIP …

 

e qui il verbale ha ben ceduto la ribalta all’eloquenza dei suoi occhi ed alla plasticità del suo viso: un divertente modo di raccontare, ove quel silenzio ha lasciato spaziare la mia fantasia verso quell’univoca  direzione, che non ci è difficile immaginare…

 

…vedere che “chiunque arrivi in TV ha successo”, alimenta una sorta di invidia … “quello è meno bravo di me!”… “anch’io posso farlo” …ed, in fondo, hanno ragione a provarci … anche perché, oggi, tutti hanno qualcosa da dire.

 

Un profondo sospiro precede il proseguire della sua opinione.

 

...gente comune, completamente impreparata che non sa ballare, non sa cantare, non sa…!

 

Ora i suoi occhi si illuminano

 

Gli attori bravi sono veramente pochi, pochissimi.

La gente pensa che attore si nasce: io, invece, sono convinto che attori si diventi. Tutti diciamo bugie; ed è facile pensare, in tale situazione, di essere attori, in particolare quando ne “spariamo” una credibile. In quel momento stiamo recitando una parte? …la bugia la dici in una situazione emotiva particolare, ossia, in quel momento vivi in una situazione reale. L’attore no! … egli è in una finzione: ossia, tutti sanno che sta recitando; ma come attore deve sapersi rendere credibile al pubblico e, perché questo miracolo possa accadere, deve, in primis, “patire” egli stesso quella scena come reale. …saper dire buone bugie, pertanto, non significa saper recitare, non vuol dire affatto essere attori!

 

L’ultimo sorso alla tazza ed il cappuccino finisce

 

Soltanto colui che riesce a trasmettere al pubblico emozioni è un attore. In più, il pubblico non assapora allo stesso modo l’emozione che gli è trasmessa: anche se la maggior parte lo fa, non tutti piangono o ridono di fronte ad quella stessa scena. E ciò è ulteriore indice che trasmettere quella emozione non è poi così facile...

 

Ora è radioso: sento che è felice di comunicarmelo…

 

Quando lavoro sento sempre dentro di me una forte energia, una grande passione, un grande piacere di fare e di dare il mio meglio; ...è straordinario fare quello  che mi piace: sarei disposto a farla anche gratis; …mi sembra strano che mi pagano per provare queste emozioni... Magari tra dieci anni non la penserò allo stesso modo.

 

A mia richiesta, accetta di non fumare: ma nonostante i suoi occhi furbetti, sento che avrebbe voglia …di strozzarmi

 

Personalmente non ho avuto mai un attore di riferimento. Oltre gli italiani che ho citato prima, ammiro, i cosiddetti classici americani: Robert De Niro, Dustin Hoffmann,…; però nessuno di loro rispecchia la mia persona.

 

Lo vede in astinenza da fumo e gli offro un liquirizia; e mentre la scarta…

 

In Italia le possibilità di lavoro sono molto limitate: si confezionano prevalentemente quei film che una volta erano detti di serie B, ove lavorano più o meno sempre le stesse persone…

L’attore deve saper far tutto? … il gobbo, il dottore, l’ingegnere, il barbone?

Da noi, evitando di credere nell’attore, si ricorre a “coloro che possono fare solo se stessi”. Hai i capelli lunghi? Allora puoi fare il drogato, il ladro od il poliziotto anti-droga. Ti guardano e ti dicono: a me serve uno alto biondo e, se non sei biondo, neppure valutano se sai recitare o meno; non ti lasciano la speranza di sentirti dire: guarda, se vuoi la parte ti devi fare biondo.

Forse perché sono convinti che nelle case degli italiani ci siano stereotipi: quello dell’ingegnere, del ladro o del poliziotto.

 

Il suo cellulare squilla per l’ennesima volta: ma questa volta, invece di “chiudere la comunicazione senza rispondere”, smonta la batteria dal cellulare e, con un sorriso, me la mostra dicendo: “così siamo anche sicuri che non ci intercettano; …e l’esclusiva è garantita”

 

Nelle mie esperienze il regista è una persona che sa curare il rapporto con gli attori attraverso fiducia, amicizia e rispetto. È colui che sa trasmette quello di cui ha bisogno da te  soltanto mediante un modo di fare “tranquillo”. Molti instaurano anche con l’attore un rapporto di complicità: quando è necessario, con uno sguardo sanno dirti “so che tu puoi farlo”. Le prove in Italia, spesso, non si fanno, almeno nella mia esperienza:

 

Mimicamente, ora, mi trasmette una gioiosa aria di misterioso “santa santorum”

 

 “si dice” che siano cose tra grandi registi e grandi attori...

 

La conversazione mi è piaciuta: l’ho sentita proprio “vera”…Si, è stato un piacere incontrare Rossano.